φωτογραφίες: Νικόλαος Μαγγίνας
Τό ἑσπέρας τῆς Τρίτης, 25ης Ἰανουαρίου, ἡ Α.Θ.Παναγιότης, ὁ Πατριάρχης, μετέβη, μετά τῆς συνοδείας Αὐτοῦ, εἰς τόν ἐν Σταυροδρομίῳ ΡΚαθολικόν Ναόν τοῦ ἁγίου Ἀντωνίου τῆς Παδούης καί ἐκήρυξε τήν ἔναρξιν τῆς ὑπό τῶν πολιτικῶν ἀρχῶν τῆς ἐν Ἰταλίᾳ Ἐπαρχίας Trento διοργανουμένης ἐκθέσεως φατνῶν, μέ θέμα «Christmas Cribs From Trentino Italy», ὁμιλήσας καταλλήλως.
Ὁμιλία τῆς Α.Θ.Παναγιότητος εἰς τὴν ἔκθεσιν φατνῶν ἐξ Ἰταλίας
(25.01.2011)
(25.01.2011)
Carissimi,
Vi siamo particolarmente grati per averci invitati a presenziare alla cerimonia di presentazione della mostra: “I Presepi Trentini a Costantinopoli”. Con gioiosa emozione contempliamo questi presepi qui giunti, nella Chiesa di Sant’Antonio di Padova, il mirabile discepolo del poverello di Assisi, autore del primo presepe. Nel suo intenso amore per Colui, che nato in Betlemme di Giuda “per noi uomini e per la nostra salvezza”, è stato deposto in una mangiatoia dalla Sempre Vergine Maria, la Madre che Lo ha generato, Francesco di Assisi ha così voluto avvicinare i suoi contemporanei al mistero della “natività secondo la carne” dell’Unigenito Figlio e Verbo di Dio e Salvatore del mondo intero. D’ora in poi, il presepe costituisce nella tradizione cristiana dell’Occidente, l’emblema della Natività divina.
Come possiamo anche noi adesso constatare uomini, animali e natura sono uniti, in inscindibile armonia, nei presepi proposti per contemplare il “mistero strano e paradossale”. Infatti, nel presepe, illuminato dalla stella che conduce i Magi a Cristo, questo “mistero strano e paradossale” è visibile: la grotta è il vero cielo, il trono dei Cherubini è la Vergine e la mangiatoia il luogo dove è stato deposto da Lei il bambino, l’incircoscrivibile Cristo Dio. Il Creatore è accolto, dunque, da tutta la creazione: uomini, animali e natura adorano, insieme alle schiere angeliche, il Creatore venuto a riscattarci dalla schiavitù della morte e del peccato.
Come possiamo anche noi adesso constatare uomini, animali e natura sono uniti, in inscindibile armonia, nei presepi proposti per contemplare il “mistero strano e paradossale”. Infatti, nel presepe, illuminato dalla stella che conduce i Magi a Cristo, questo “mistero strano e paradossale” è visibile: la grotta è il vero cielo, il trono dei Cherubini è la Vergine e la mangiatoia il luogo dove è stato deposto da Lei il bambino, l’incircoscrivibile Cristo Dio. Il Creatore è accolto, dunque, da tutta la creazione: uomini, animali e natura adorano, insieme alle schiere angeliche, il Creatore venuto a riscattarci dalla schiavitù della morte e del peccato.
Innanzi al presepe avvertiamo, pertanto, l’onere, sempre più pressante per l’umanità odierna, di adoperarci, insieme tutte le forze disponibili, per la pace e la salvaguardia del creato. In sintonia anche con l’innografia della nostra Chiesa Ortodossa, il presepe prosegue, dunque, da secoli a irradiare la luce della Natività de Nuestro Signore e Salvatore, negli animi stupiti di quanti contemplano questi capolavori della fede manifestata dagli allestitori dei presepi.
A tale riguardo non possiamo, certo, trascurare di rilevare come l’arrivo dei presenti presepi sia motivo di specifica letizia per questa nostra Città e la sua Chiesa, a causa della loro provenienza. In effetti, i presepi che oggi ammiriamo rendono manifesto il tenace attaccamento alle tradizioni, riscontrabile nelle vallate trentine, dove l’evangelizzazione è stata avviata dai santi Cappadoci Sisinio, Martirio e Alessandro, secondo la preziosa testimonianza di San Vigilio, il vescovo di Trento che ha consolidato il seme reso rigoglioso dal martirio, preziosa corona conseguita da quei santi missionari provenienti dal nostro Oriente cristiano.
Giunti da Trento a Costantinopoli i vostri presepi consolidano i vincoli della comune fede in Cristo, che ha unito San Vigilio, vescovo di Trento, a San Giovanni Crisostomo, nostro grande venerato predecessore sulla Cattedra patriarcale della Regina delle città. Da sedici secoli i legami che intercorrono tra le nostre Chiese locali sono fondati sul sangue dei vostri martiri evangelizzatori, nati in Cappadocia e rinati alla vita eterna nel Trentino. Il loro martirio assicura, ancora oggi, buoni frutti alle nostre Chiese, ovunque riunite in intensa preghiera, durante questa Settimana dell’Unità dei Cristiani. In realtà, in ogni tempo, quanti si dedicano ad opere gradite al Signore, continuano a ricevere doni anche dopo la loro partenza da questa vita terrena.
Luminoso esempio contemporaneo, proveniente dalla generosa cristianità trentina, è l’indimenticabile Chiara Lubich. Benchè abbia lasciato questo mondo, prosegue intensamente l’opera da lei avviata a promozione dell’unità dei cristiani e della pace tra tutti gli uomini, in conformità all’annuncio rivolto dagli angeli ai pastori. La causa del ristabilimento dell’unità tra le nostre Chiese sorelle ha particolarmente segnato il luminoso cammino di Chiara, da noi personalmente conosciuto, dagli anni dei nostri studi romani fino al termine della sua intensa giornata terrena. Di conseguenza ha costituito anche per noi un “raggio di sole” la recente visita ufficiale al Patriarcato Ecumenico di Maria Voce, nuova Presidente dei Focolari, preposta per tanti laboriosi anni al focolare di questa nostra Città. Anche in quella circostanza abbiamo felicemente constatato come il fuoco ecumenico acceso nei Focolari fondati dalla trentina Chiara Lubich continui a bruciare con arrestabile intensità.
Per i motivi brevemente indicati rendiamo grazie al Signore oggi qui, uniti con voi nella gioiosa contemplazione dei presepi, che invitano i nostri cuori ad elevarsi, insieme agli stupiti pastori, nella contemplazione di Cristo Dio nato a Betlemme. Voi comprendete come il messaggio trasmesso dal presepe non rientri per niente tra le emozioni umane. Infatti, non ha senso celebrare la nascita di Cristo se non allestiamo nei nostri cuori la mangiatoia per accogliere il Teantropo. Non trascuriamo pertanto il pressante invito trasmesso da questi eloquenti presepi: celebriamo veramente la Natività di Cristo mediante la conversione, in grado di purificare il nostro cuore, rendendolo così umile mangiatoia pronta ad accogliere Cristo venuto a salvarci.
Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo.
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